lunedì 25 agosto 2008

Ricordando De Andre' 2008 a Mileto
Struggente malinconia e messaggio incorrotto

I Fronesis Saverio Catagnoti e Pino Curra' in

Fiume Sand Creek

Non ha tradito le attese la II edizione del Premio Fabrizio de Andrè, le cui fasi finali si sono svolte a Mileto il 21 agosto. Un’intera serata dedicata al compianto cantautore genovese - che ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale italiano - ed alle sue canzoni, sospese tra musica e poesia. Sul palco, allestito in piazza Badia, si sono esibiti in tredici, tra artisti singoli e gruppi musicali, riproponendo le sue canzoni con interpretazioni di ottimo livello, in un’alternarsi di suoni ed emozioni che hanno piacevolmente coinvolto ed appassionato l’ampio pubblico presente. Alla fine, il verdetto emesso da una giuria qualificata, composta da musicisti, estimatori e studiosi di Fabrizio De Andrè e specialisti del settore, ha decretato la vittoria del gruppo I Fronesis (voci di Saverio Catagnoti e Pino Currà) che, con una bella interpretazione della canzone Fiume Sand Creek, si sono aggiudicati il 1° premio di mille euro. Al 2° posto, distanziato da soli quattro voti, si è classificato Marco Petrolo, con la canzone Sidun, mentre al 3° posto si sono classificati, ex aequo e ad un solo punto di distanza dal precedente, i Mediterraneos (voce solista Franco Arena), con la canzone Le acciughe fanno il pallone, e Antonio Giordano, con la canzone Khorakanè. Il premio della critica, infine, è stato assegnato ad Antonio Grillo, con la canzone Andrea. Un voto articolato quello espresso dalla giuria che, nell’attribuire il punteggio alle canzoni proposte, ha dovuto tenere conto della voce, dell’interpretazione e dell’arrangiamento. Dunque, un verdetto difficile e complesso, ma anche obiettivo e centrato, che ha riscontrato e rispettato anche il favore ed i pronostici del pubblico, che con entusiasmo e passione è rimasto ad ascoltare, fino a tarda notte, le emozionanti parole-poesie di Fabrizio De Andrè.

Michele Petullà

martedì 19 agosto 2008

Fabrizio De Andrè: Mileto tramanda la sua memoria

Entra nel vivo la seconda edizione del Premio “della musica e delle parole”, organizzato dall’Associazione turistica Proloco di Mileto (presieduta da Francesco Ciccone) e intitolato al compianto cantautore genovese Fabrizio De Andrè, il cui ricordo, nonostante siano passati ormai nove anni da quando ci ha lasciati, rimane fortemente vivo in tutti quelli che come noi hanno amato la sua musica e le sue parole. Le fasi finali del premio si svolgeranno nella ridente cittadina normanna giovedì 21 agosto, in piazza Pio XII con inizio alle ore 22. Nel corso della serata gli artisti (solisti o gruppi) che hanno superato le fasi preliminari del concorso si esibiranno con l’interpretazione di canzoni del cantautore genovese e saranno giudicati da una qualificata giuria che decreterà il vincitore del Premio al miglio interprete. Il Premio, attraverso la proposizione e l’interpretazione delle canzoni di Fabrizio De Andrè, oltre a voler rappresentare un degno tributo al cantautore genovese, ha lo scopo di stimolare e promuovere una produzione ed una crescita artistico-musicale libera ed originale, ma anche quello di dare visibilità ad artisti nuovi o meno noti, dando loro l’opportunità di esibirsi su un palcoscenico, davanti a un grande pubblico popolare e ad una giuria qualificata. Il Premio, pur essendo ancora giovane, è già diventato un appuntamento molto atteso dai fedelissimi del cantautore e da tutti gli amanti della musica italiana d’autore, e si candida a diventare una manifestazione importante e qualificata anche a livello nazionale oltreché regionale.
A Mileto, dunque, la memoria di Fabrizio De Andrè si tramanda. Ricordare De Andrè significa ricalcare i percorsi dei suoi personaggi, quegli angoli di umanità con cui si confrontava e che ha molto studiato, così tanto da tentare di comprenderli. Si è sforzato di comprendere realtà differenti, usando la gioia del dialogo che, specie in una realtà come la nostra, rimane una condizione fondamentale di crescita e di democrazia.
De Andrè ha introdotto nel mondo della musica leggera un nuovo modo di esporre, in musica e in parole, i fatti e la realtà della vita. Ha elevato le parole al rango di racconto-poesia. Per questo Fabrizio De Andrè rappresenta una leggenda italiana, la cui musica e le cui parole hanno fatto e fanno battere il cuore. Raramente gli uomini riescono a scuotere le coscienze come la voce di Fabrizio ha saputo fare con le sue canzoni, in tanti anni di carriera fuori dalle regole e dai canoni del sistema. Per questo, tanti e tanti, molti, che come noi sono cresciuti con le canzoni di Fabrizio De Andrè ed hanno riconosciuto nella sua musica e nelle sue parole gli insegnamenti di un grande maestro, continuano ad ascoltare la sua voce. Grazie Fabrizio per aver cantato di Marinella, di Bocca di Rosa, di Via del Campo, di una Smisurata preghiera, del nostro Amico Fragile, dei nostri amori perduti, per averci fatto gridare attraverso le tue ballate contro tutte le assurdità del mondo, contro le sue ipocrisie e le sue ingiustizie. E grazie per averci convinto che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.
L’eco della tua voce continuerà a risuonare ancora, ed a lungo, e non solo tra la tua gente.
Michele Petullà

domenica 17 agosto 2008

Eurispes: inflazione doppia
un terzo dei vibonesi indebitati

Aumentano i prezzi e la spesa diventa sempre più pesante per il portafoglio delle famiglie italiane e, in particolar modo, per quelle calabresi (l’Italia è il Paese europeo dove pane e pasta costano di più). Sale l’inflazione, cala il tenore di vita, crollano i consumi e la propensione al risparmio, cresce l’indebitamento finanziario delle famiglie, che, sempre più numerose, fanno ricorso al credito mediante l’accensione di prestiti al consumo. Ci si indebita per necessità, per far fronte alle rate del mutuo, per cercare di sostenere il proprio tenore di vita, ma anche per cercare rifugio dalle ristrettezze di redditi sempre più smilzi e sempre meno capaci di mantenere il loro potere d’acquisto di fronte a un’inflazione percepita che, secondo l’Eurispes, in Calabria galoppa a ritmi più che doppi rispetto a quella ufficiale. In questa situazione di grave disagio economico ormai il ricorso al prestito rappresenta per molte famiglie una forma stabile di integrazione del reddito. In tempi di crisi, come quella che stiamo vivendo, le famiglie si appoggiano alle stampelle del credito per puntellare il proprio tenore di vita e rispettare la martellante scadenza delle rate del mutuo. Un tempo il prestito si faceva solo per un acquisto o un investimento importante, ora le rate dilagano e anche il costo delle vacanze, sempre più inaccessibili, quando non vi si rinuncia, viene dilazionato. L’immagine che ne emerge è quella di una società in crisi, segnata dal progressivo e sostanziale impoverimento del ceto medio, in cui il risparmio e i consumi sono soffocati, dove sembra si stia creando il terreno adatto per l’insorgere di grandi tensioni sociali. In questa situazione generalizzata, ancor di più risalta il dato dell’Eurispes secondo cui le famiglie che maggiormente ricorrono ai prestiti personali (34%) sono quelle del vibonese, dove quasi una famiglia su due non riesce ad arrivare alla fine del mese. Ad ulteriore conferma di questo dato, peraltro, vi è il crescente proliferare, specie a Vibo, di negozi finanziari e società di prestiti al consumo, che si vanno ad affiancare alla già preponderante presenza di banche, con l’offerta di condizioni e servizi talvolta talmente “allettanti” da apparire al di fuori di ogni logica di mercato, tanto da far sorgere spontanea e legittima la domanda (o il dubbio): “ma dove sta l’inganno?”. Comunque sia, anche e soprattutto a Vibo il crollo del risparmio, in termini sia di minore quota del reddito disponibile da destinare al risparmio sia di erosione del risparmio già accumulato per far fronte alle spese correnti, si è accompagnato alla crescita dell’indebitamento da parte delle famiglie. Il ricorso al debito avviene sempre mediante il rimborso a rate, posticipando il sacrificio del risparmio, nella speranza di un aumento futuro del reddito disponibile. Così facendo, si trasferisce nel futuro un fatto certo negativo per il bilancio familiare (il pagamento delle rate), con tutte le incognite e incertezze che ne possono derivare. Per contrastare le difficoltà economiche, aggravate dalla presenza di un forte fenomeno inflattivo, le famiglie hanno modificato il proprio stile di vita: tagliano le spese superflue e riducono i beni non essenziali; sempre più spesso si destreggiano tra saldi ed offerte promozionali e si rivolgono ai punti vendita più economici come i discount. La situazione è talmente seria che un piano contro il carovita, teso a favorire la ripresa dei consumi, in quanto “motore dell’economia”, si rende sempre più necessario. A partire dal blocco immediato dei prezzi di beni e servizi, principalmente quelli di prima necessità e di largo consumo, al fine di bloccare il progressivo deterioramento del potere di acquisto dei redditi delle famiglie. A ciò è necessario che si accompagni anche una politica economica e fiscale coraggiosa che realizzi la defiscalizzazione almeno di un paniere di beni di prima necessità, attraverso il meccanismo della deducibilità e/o detraibilità dal reddito. Oltre a questo è necessario adottare una serie di provvedimenti che facciano recuperare direttamente e immediatamente ai redditi buona parte del potere di acquisto perso nel corso di questi ultimi anni. E c’è un solo modo per ottenere questo risultato: aumentare i redditi (salari, stipendi e pensioni) in funzione non dell’inflazione programmata, che è ormai ben poca cosa e rappresenta una semplice chimera, ma in funzione almeno dell’inflazione ufficiale che, comunque, resta ben al di sotto dell’inflazione percepita.
Michele Petullà