domenica 8 luglio 2007

Relazione al Congresso Regionale della Margherita marzo 2007

Il congresso è un momento molto importante per la vita organizzativa e politica di ogni Partito e, quindi, anche del nostro Partito: la Margherita.
Il congresso segna un momento alto di verifica, confronto, analisi e produce sintesi destinate ad avere indubbi effetti sul futuro del Partito stesso.
Nel congresso di un Partito politico si condensano valutazioni, punti di vista e si tracciano bilanci sulle sue vicende, le sue scelte, i suoi risultati.
Nel congresso si enunciano i programmi, si tracciano le rotte e si stabiliscono le strategie per il futuro del Partito.
Il congresso, pertanto, rappresenta un passaggio organizzativo e politico molto importante, nel quale ogni soggetto che al Partito fa riferimento (dirigenti, iscritti, simpatizzanti) è chiamato a dare il proprio contributo di idee, proposte, impegno e sostegno, al fine di favorire la crescita, in termini di quantità e di qualità, e l’affermazione del Partito medesimo.
Il mio auspicio è che questo congresso della Margherita calabrese possa produrre, alla fine dei suoi lavori, una sintesi unitaria o comunque ampiamente condivisa, nel metodo e nei valori; una sintesi che possa rappresentare il punto di partenza e la premessa per la crescita, il rafforzamento e l’affermazione della Margherita anche nel nostro territorio.
Con questo auspicio, e consapevole della responsabilità che ognuno di noi ha in questo processo, formulo un sincero e caloroso augurio di buon lavoro a tutti i partecipanti a questo congresso.
Con stima e riconoscenza dico grazie al Segretario Regionale uscente, Franco Bruno. Grazie per il lavoro svolto nel corso di questi anni al servizio del Partito; per l’amore, l’impegno e la passione con cui ha svolto questo lavoro; per l’abilità e la competenza con cui ha saputo affrontare e superare momenti anche difficili nella storia della Margherita calabrese. Grazie!
Con la consapevolezza e la certezza che la sua esperienza sarà sempre un’importante risorsa ed un patrimonio di cultura e di umanità per ognuno di noi.
Questo congresso si celebra in un momento particolarmente delicato e significativo per la Margherita calabrese, alla luce di quanto è successo nel suo più recente passato; in un momento molto importante per il futuro della Margherita stessa, visto che ormai essa sembra essere proiettata senza più esitazione verso il Partito Democratico, di cui, anzi, rappresenta il principale e più convinto socio fondatore.
Non v’è dubbio che la Margherita, finché tale sarà, è un Partito pronto a ripartire e ad accettare le sfide che ha davanti, che vuole crescere, rafforzarsi ed affermarsi anche sul territorio calabrese; un Partito che possiede già, ma vuole possedere sempre di più, le risorse, le capacità, le intelligenze, le competenze, i valori e la cultura necessari per stabilire un forte radicamento anche nella società calabrese (la massiccia presenza e la qualificata partecipazione a questo congresso ne possono rappresentare una dimostrazione).
Un Partito che vuole e può rappresentare un punto di riferimento sicuro, certo, affidabile, responsabile, efficace ed efficiente, all’interno della nostra società civile, ma anche all’interno delle Istituzioni, dove è giusto che la Margherita abbia la rappresentatività, il peso, il rango ed il rispetto che merita un grande Partito popolare.
Un Partito in grado di dare risposte adeguate alle varie istanze che provengono dalla società civile; in grado di raccogliere e canalizzare politicamente le richieste di rinnovamento e riforma della politica che fanno sempre più breccia tra i cittadini.
Sono tanti i segnali (ed anche qui ne sono emersi) che mettono in evidenza come le analisi ed i programmi maturati attraverso l’esperienza della Margherita, cosi come i principi ed i valori che li hanno ispirati, contengono i semi di una nuova cultura democratica, di una nuova cultura politica.
Sono semi che vanno amorevolmente curati, affinché possano germogliare e dare frutti importanti. Soprattutto in questo nostro territorio, dove più che mai e più che altrove si avverte l’esigenza di rinnovare e riformare la politica; di creare una nuova cultura politica che sia in grado di affrontare ed avviare a soluzione le tante emergenze ed i tanti problemi che attanagliano questa terra.
Qui, più che altrove, la Politica, in senso lato, sembra aver fallito il suo scopo fondamentale, che è quello di saper progettare e programmare efficacemente per risolvere i problemi; creare opportunità di sviluppo duraturo e sostenibile; dare risposte adeguate alle istanze della gente; alimentare la speranza in un futuro migliore, specie nei giovani.
Una Politica molto spesso chiusa su se stessa ed autoreferenziale; che non ha saputo o voluto valorizzare adeguatamente le tante risorse e le competenze (culturali, intellettuali, professionali, artistiche, turistiche) presenti sul nostro territorio; che non ha saputo o voluto innescare un vero e proprio processo di crescita e sviluppo.
Una Politica che molto spesso si è concentrata quasi esclusivamente sulla gestione del potere tout-court e sulla spartizione delle poltrone, anziché pensare al buon governo del territorio ed alla saggia, competente, efficace ed efficiente amministrazione della cosa pubblica.
Una politica che molto spesso è diventata cosa strettamente personale e personalistica; che non ha di certo incoraggiato né favorito un’effettiva partecipazione dei cittadini all’attività politica e pubblica.
Una politica che spesso ha favorito l’interessata conoscenza a discapito della competenza, del merito e della professionalità.
E cosi facendo, questa politica ha avuto l’effetto di mortificare intelligenze e competenze, aspettative e speranze, creando distacco, disaffezione, sfiducia, rassegnazione.
Basta questo per capire l’urgenza e la necessità di rinnovare e riformare la politica, creando una cultura politica nuova, più aperta e democratica, più vicina alla gente ed ai suoi bisogni, più attenta verso i giovani e le categorie più deboli.
Noi non vogliamo e non dobbiamo rassegnarci all’esistente, al “nulla” imperante che uccide le speranze ed i sogni, soprattutto dei giovani.
Noi vogliamo e dobbiamo poter pensare, immaginare, realizzare le nostre legittime aspettative di una società e di un mondo diversi e migliori, rispettosi dei diritti, delle culture, delle intelligenze, delle capacità e delle competenze.
Noi vogliamo e dobbiamo credere che la Politica rappresenti per davvero una speranza di libertà. Pertanto, la Politica deve saper restituire a tutti, e soprattutto ai giovani, la speranza in un futuro migliore.
La Margherita oggi, il Partito Democratico domani, deve raccogliere, alimentare, farsi interprete ed essere attore principale di queste esigenze e di queste speranze di rinnovamento.
La speranza come spazio vitale necessario alle nuove generazioni deve essere elemento essenziale di una cultura che un partito democratico deve coltivare.
Affinché queste speranze vengano adeguatamente alimentate, è necessaria una cultura politica nuova, di cui il Partito Democratico può ben essere portatore.
E’ una sfida ambiziosa, ne sono consapevole. Ma c’è davvero bisogno di un grande Partito in grado di sostenere un adeguato e forte programma di riforme e suscitare un moto profondo di partecipazione democratica intorno ad un ambizioso disegno.
Questa forza può ben essere il Partito Democratico, che si configura quindi come partito della democrazia. Un partito di governo che sappia interpretare l’interesse generale.
Un Partito popolare aperto alla società, radicato nel territorio, capace di rappresentare e dare voce ai bisogni ed alle aspirazioni innanzitutto dei più deboli e dei più giovani, costantemente impegnato a rendere partecipati e condivisi i processi di riforma.
Un Partito capace di contribuire al rinnovamento della cultura e delle strategie delle organizzazioni di interesse, perché siano costantemente capaci di aggiornare la loro visione dell’interesse generale.
Un Partito né burocratico né leaderistico, ma plurale e democratico nella definizione dei programmi, nella scelta dei dirigenti, nell’impostazione dell’azione politica.
Un partito nazionale ed europeo, cioè radicato nella storia del paese e capace di interpretarne l’unità e gli interessi nel quadro della costruzione dell’unità politica dell’Europa.
Un Partito culturalmente attrezzato e dotato di una forte carica etica e morale, che si ponga l’obiettivo di contribuire al rilancio dell’intelligenza italiana e alla ricomposizione del tessuto civile della nazione, che promuova e alimenti una vera e propria riforma intellettuale, morale e politica.
Un Partito chiamato a partecipare al rinnovamento della cultura nazionale sul terreno che gli compete direttamente: l’elaborazione di una cultura politica nuova, pluralista, capace di integrare le competenze delle diverse discipline, di riconoscere il limite della politica e al tempo stesso di innervare il discorso pubblico.
Un Partito capace di portare più vicino ai cittadini le Istituzioni e la Politica, attraverso l’attuazione di una democrazia partecipata, ricca di collegamenti con la società civile.
Un Partito utile al paese, che dovrà avere solide radici nell’esperienza storica della democrazia italiana e dei suoi diversi protagonisti, pur nella consapevolezza che le eredità delle differenti culture politiche che hanno animato la storia del riformismo italiano sono ciascuna necessaria e nessuna sufficiente a fornire la base per l’elaborazione di una nuova cultura democratica.
Un Partito che sia capace di interpretare ansie, aspettative, domande e che soprattutto sia in grado di trasmettere speranza.
E’ un programma di costruzione di una società in cui i diritti di cittadinanza di ciascuno siano pienamente realizzati, in cui la famiglia e le comunità locali siano sostenute, in cui lo Stato assicuri secondo principi universalistici i diritti alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla previdenza. In cui il lavoro è al centro della società ed il diritto a realizzare se stessi socialmente e nel lavoro diventa un diritto fondamentale.
Esiste nel Paese una forte domanda di democrazia, ossia di una Politica forte ma dotata di “misura”, capace di favorire e organizzare la partecipazione dei cittadini ed allo stesso tempo di definire ed indicare una direzione di marcia, una prospettiva, un’orizzonte.
Sono le grandi cose del mondo e le vicende del nostro Paese che ci parlano della necessità e della possibilità di dare vita in Italia ad un grande Partito Democratico e che ci impongono di costruire non un nuovo partito ma un Partito nuovo, cioè una forza capace di interpretare le novità della nostra epoca e di cogliere le opportunità della fase che si sta aprendo.
Le profonde divisioni sociali, culturali, internazionali e politiche che avevano dato forma al sistema politico della “prima repubblica” e alla divisione dei riformisti sono ormai venute meno. C’è nel Paese un’unità profonda tra gli elettori dell’area dell’Ulivo, che costituisce la potenziale base per il Partito Democratico, mentre l’esperienza delle primarie ha dimostrato l’esistenza di una forte spinta alla partecipazione che va oltre il perimetro dei partiti esistenti.
Perché questo processo giunga a compimento occorre però affrontare un nodo ineludibile: il nodo della cultura politica. Se vorrà essere un organismo vitale e duraturo, il Partito Democratico dovrà, infatti, affondare le sue radici in una cultura politica nuova, ossia definire una propria visione del Paese e dei processi politici, affrontare la questione dei valori e dei principi, delineare un “programma fondamentale”,
Nel concetto di Partito Democratico ci deve essere l’impegno a costruire un soggetto che abbia come progetto i valori scritti nei primi articoli della nostra Costituzione (i principi fondamentali) e che abbia come programma la realizzazione piena e compiuta di quei valori. Sono valori di libertà, di uguaglianza e di solidarietà.
Sono valori di pace e di giustizia.

Nessun commento: