domenica 8 luglio 2007

Documento programmatico prima delle elezioni del 2005

Nel corso delle ultime settimane, in vista delle prossime elezioni comunali, su queste colonne, ad iniziativa di alcuni intellettuali vibonesi, è stato avviato un dibattito - molto interessante per le prospettive politiche della nostra comunità, ed al quale sarebbe opportuno partecipassero anche i partiti politici - che prendeva le mosse dal fenomeno della “proliferazione di liste e candidati”. Indubbiamente, l’eccessiva frammentazione del voto, conseguente al moltiplicarsi delle liste e dei candidati, pone dei problemi sia in merito al rischio della scarsa rappresentatività politica degli eletti, a causa del limitato numero di voti ottenuti, sia in merito al rischio di selezionare, nella situazione data, un personale politico non adeguatamente competente e qualificato. Tuttavia, credo che l’alta partecipazione di candidati alla competizione elettorale se da un lato risponde alla necessità dei partiti di reclutare persone quanto più capaci di catalizzare il voto degli elettori, dall’altro lato sembra esprimere, in buona percentuale, una legittima richiesta di partecipazione alla vita politica ed alla gestione della cosa pubblica da parte dei cittadini e della società civile: una richiesta che i partiti politici locali non sanno o non vogliono incanalare diversamente ed in modo appropriato al di fuori della competizione elettorale. D’altra parte, accomunare ingenerosamente tutti i candidati alle elezioni comunali, credo sia un’operazione intellettualmente e culturalmente sbagliata, in quanto produttrice di un atteggiamento e di una visione sociale e politica genericamente e semplicisticamente qualunquista, che non ci aiuta a capire la realtà e, soprattutto, non ci aiuta a compiere quel salto culturale che si rende necessario per dare prospettive e speranze ai cittadini e produrre cambiamento positivo nella società. A questo proposito, credo sia giusto ed indispensabile che ogni cittadino che ritenga di avere le capacità e le qualità necessarie, idee e disponibilità di tempo, e sia guidato dall’etica della responsabilità, venga messo nelle condizioni di proporsi come classe dirigente. Purtroppo, bisogna constatare che anche questa competizione elettorale ha messo in evidenza alcuni vizi dell’ambiente politico vibonese. Mi riferisco, in particolare, al continuo passaggio di alcuni noti esponenti politici da una coalizione alla coalizione opposta e contraria, dove anche stavolta hanno trovato posto per una candidatura già pronta e confezionata. Ferma restando la libertà di pensiero di ognuno, ritengo tuttavia che il reiterarsi di questa malsana abitudine, peraltro non contrastata ma assecondata dai partiti politici, rappresenti una pratica politicamente immorale, in quanto non ha come presupposto l’interesse collettivo ma semplicemente l’interesse personale; non rappresenta il frutto di una seria e legittima evoluzione intellettuale del proprio pensiero politico, ma trova la sua giustificazione esclusivamente in motivi di opportunismo, calcolo politico e convenienza personale. Una pratica politica che, pertanto, non può e non deve passare inosservata e sulla quale l’opinione pubblica e gli elettori è bene che riflettano seriamente prima di esprimere il loro voto. Se è vero che “la nostra città registra, da gran tempo, una forte crisi di governance”, è anche vero che la “società civile”, abdicando completamente al suo ruolo di controllo, di stimolo, di indirizzo, sia pure semplicemente culturale, dell’attività politica, ha consentito che si mettesse in evidenza una classe politica in molti casi inadeguata, non all’altezza di rappresentare adeguatamente le istanze della nostra collettività e di dare risposte esaurienti ai suoi problemi. Senza voler generalizzare e fatti i dovuti distinguo, credo di poter affermare che la scena politica della nostra comunità è occupata, in diversi casi, non da politici ma da politicanti o aspiranti politicanti, ossia da persone che fanno politica o pretendono di fare politica senza averne le necessarie virtù, la necessaria competenza, il fondamentale senso di responsabilità, ed il cui comportamento politico è caratterizzato da interesse personale, faziosità, ambizione, assenza di fede e di scrupoli. Vere e proprie mine vaganti per la corretta, regolare, efficace e duratura attività ed azione politica di qualsiasi Amministrazione Comunale. Come diceva il grande e compianto filosofo della politica Norberto Bobbio, di cui ho avuto il piacere e l’onore di essere allievo nel corso dei miei studi all’Università di Torino, il primo dovere di chi governa è il senso dello Stato, ovvero “il dovere di perseguire il bene comune e non il bene particolare o individuale”, mentre il fine principale degli Stati è quello di “tenere a freno gli arroganti, gli ambiziosi e i viziosi”. Proprio per questo è necessario che i cittadini sappiano e vogliano “tenere le mani sopra la libertà”, come scriveva Cattaneo citando Machiavelli. Per frenare coloro che hanno le “mani lunghe” ci vuole, oltre alle leggi, la “virtù civile” dei cittadini. La democrazia ha bisogno di buone leggi, della “virtù politica” dei governanti, ma anche di buoni costumi, ossia della “virtù civile”, che presuppone un forte senso di responsabilità civile, per uomini e donne che desiderano vivere con dignità, per servire la libertà comune. Parlare di virtù civile è importante e necessario per contrastare l’indifferenza e l’apatia politica che purtroppo domina nella nostra comunità e contro cui si è espresso anche don Giuseppe Fiorillo, richiamandosi alla necessità di “un nuovo Risorgimento”. Accettare passivamente un sistema significa sostenere quel sistema e dunque diventare parte di esso. Ogni appuntamento elettorale è importante, perché dà ai cittadini la possibilità di partecipare alla scelta dei propri rappresentanti e dei propri amministratori politici. Un’occasione che non va sprecata, bensì sfruttata al meglio per esprimere in modo consapevole una scelta matura, ben sapendo che essa non mancherà di produrre effetti sulla sfera personale e collettiva della vita quotidiana e della comunità. Affinché il nostro territorio si possa risollevare dalla sua condizione attuale è necessaria un’azione politica che effettivamente abbia come suo fondamento il principio del bene comune: principio sul quale, come diceva Bobbio, si basa la distinzione fra buongoverno e malgoverno. Per questo c’è bisogno di amministratori e di rappresentanti politici veramente competenti e responsabili, che sappiano mettere effettivamente a disposizione ed al servizio della nostra comunità le loro idee, il loro tempo, il loro impegno civile e la loro passione politica. La sana Politica è orientata alla soluzione dei problemi della comunità, sulla base di un’azione politica che ha come fine il Buongoverno, da attuarsi secondo la logica del Bene Pubblico. La Politica rappresenta l’arte di affrontare i problemi e deve essere l’arte del Buongoverno. Il compito della Politica è anche quello di aprire nuove prospettive, dare fiducia e speranza ai cittadini toccando e smuovendo le loro passioni. Vibo ha bisogno di una nuova fase politica, di una nuova cultura politica. Cambiare non è facile, ma non è neanche impossibile. Utopia? Come diceva Lamartine “le utopie, spesso, non sono altro che verità premature” e Le Corbusier “l’utopia non è altro che la realtà di domani e la realtà di oggi è l’utopia di ieri”. Spetta alla Politica il compito di dare voce, forza attiva e slancio alle passioni positive, fiducia e speranza ai cittadini. La politica è anche l’arte del possibile e, pertanto, rappresenta una speranza di libertà.
Michele Petullà

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