domenica 17 agosto 2008

Eurispes: inflazione doppia
un terzo dei vibonesi indebitati

Aumentano i prezzi e la spesa diventa sempre più pesante per il portafoglio delle famiglie italiane e, in particolar modo, per quelle calabresi (l’Italia è il Paese europeo dove pane e pasta costano di più). Sale l’inflazione, cala il tenore di vita, crollano i consumi e la propensione al risparmio, cresce l’indebitamento finanziario delle famiglie, che, sempre più numerose, fanno ricorso al credito mediante l’accensione di prestiti al consumo. Ci si indebita per necessità, per far fronte alle rate del mutuo, per cercare di sostenere il proprio tenore di vita, ma anche per cercare rifugio dalle ristrettezze di redditi sempre più smilzi e sempre meno capaci di mantenere il loro potere d’acquisto di fronte a un’inflazione percepita che, secondo l’Eurispes, in Calabria galoppa a ritmi più che doppi rispetto a quella ufficiale. In questa situazione di grave disagio economico ormai il ricorso al prestito rappresenta per molte famiglie una forma stabile di integrazione del reddito. In tempi di crisi, come quella che stiamo vivendo, le famiglie si appoggiano alle stampelle del credito per puntellare il proprio tenore di vita e rispettare la martellante scadenza delle rate del mutuo. Un tempo il prestito si faceva solo per un acquisto o un investimento importante, ora le rate dilagano e anche il costo delle vacanze, sempre più inaccessibili, quando non vi si rinuncia, viene dilazionato. L’immagine che ne emerge è quella di una società in crisi, segnata dal progressivo e sostanziale impoverimento del ceto medio, in cui il risparmio e i consumi sono soffocati, dove sembra si stia creando il terreno adatto per l’insorgere di grandi tensioni sociali. In questa situazione generalizzata, ancor di più risalta il dato dell’Eurispes secondo cui le famiglie che maggiormente ricorrono ai prestiti personali (34%) sono quelle del vibonese, dove quasi una famiglia su due non riesce ad arrivare alla fine del mese. Ad ulteriore conferma di questo dato, peraltro, vi è il crescente proliferare, specie a Vibo, di negozi finanziari e società di prestiti al consumo, che si vanno ad affiancare alla già preponderante presenza di banche, con l’offerta di condizioni e servizi talvolta talmente “allettanti” da apparire al di fuori di ogni logica di mercato, tanto da far sorgere spontanea e legittima la domanda (o il dubbio): “ma dove sta l’inganno?”. Comunque sia, anche e soprattutto a Vibo il crollo del risparmio, in termini sia di minore quota del reddito disponibile da destinare al risparmio sia di erosione del risparmio già accumulato per far fronte alle spese correnti, si è accompagnato alla crescita dell’indebitamento da parte delle famiglie. Il ricorso al debito avviene sempre mediante il rimborso a rate, posticipando il sacrificio del risparmio, nella speranza di un aumento futuro del reddito disponibile. Così facendo, si trasferisce nel futuro un fatto certo negativo per il bilancio familiare (il pagamento delle rate), con tutte le incognite e incertezze che ne possono derivare. Per contrastare le difficoltà economiche, aggravate dalla presenza di un forte fenomeno inflattivo, le famiglie hanno modificato il proprio stile di vita: tagliano le spese superflue e riducono i beni non essenziali; sempre più spesso si destreggiano tra saldi ed offerte promozionali e si rivolgono ai punti vendita più economici come i discount. La situazione è talmente seria che un piano contro il carovita, teso a favorire la ripresa dei consumi, in quanto “motore dell’economia”, si rende sempre più necessario. A partire dal blocco immediato dei prezzi di beni e servizi, principalmente quelli di prima necessità e di largo consumo, al fine di bloccare il progressivo deterioramento del potere di acquisto dei redditi delle famiglie. A ciò è necessario che si accompagni anche una politica economica e fiscale coraggiosa che realizzi la defiscalizzazione almeno di un paniere di beni di prima necessità, attraverso il meccanismo della deducibilità e/o detraibilità dal reddito. Oltre a questo è necessario adottare una serie di provvedimenti che facciano recuperare direttamente e immediatamente ai redditi buona parte del potere di acquisto perso nel corso di questi ultimi anni. E c’è un solo modo per ottenere questo risultato: aumentare i redditi (salari, stipendi e pensioni) in funzione non dell’inflazione programmata, che è ormai ben poca cosa e rappresenta una semplice chimera, ma in funzione almeno dell’inflazione ufficiale che, comunque, resta ben al di sotto dell’inflazione percepita.
Michele Petullà

1 commento:

Francesco ha detto...

Bravo Michele, ottima analisi.