giovedì 26 agosto 2010

Il San Rocco di Pino Cinquegrana

San Rocco di Montpellier – Il Santo del Graal (Adhoc edizioni), è l’ultimo (in ordine di tempo) lavoro letterario del poliedrico e prolifico scrittore e saggista Giuseppe Cinquegrana. Il libro è stato presentato a Maierato, in una suggestiva e piacevole cornice in puro stile caffè-letterario. A relazionare, dopo i saluti di Francescantonio Liberto, Presidente Provinciale della Confartigianato, Francesco Deodato, Vice Comandante Regionale dell’Esercito, con un’illuminante intervento teso a contestualizzare la figura di San Rocco all’interno della tematica relativa ai Cavalieri Templari ed al Santo Graal, e Damiano Pietropaolo, Professore di Storia dello Spettacolo all’Università di Toronto, con un toccante quanto emozionante e coinvolgente intervento snocciolato sul filo della memoria e dei ricordi, in un ideale ed auspicato ricongiungimento, nel nome e nel segno di San Rocco, della comunità maieratana locale e delle tante comunità maieratane sparse in giro per il mondo a causa dell’emigrazione. A concludere, l’autore stesso del libro, che ne ha rimarcato l’importanza e il significato all’interno della cultura, delle tradizioni e della storia della religiosissima comunità maieratana, particolarmente devota a San Rocco. La serata, inoltre, è stata piacevolmente allietata dalla musica e dalle melodie di Franco Pontoriero, leader e voce narrante del noto gruppo di musica popolare “LiraBattente”, che, accompagnato dai figli Michele (fisarmonica) e Daniela (flauto), ha eseguito alcuni brani del vasto repertorio della band, che sta riscuotendo un notevole successo di pubblico e di critica anche fuori dai confini regionali. Presenti tra il pubblico personalità varie e di spicco, tra cui il Sindaco di Vibo Valentia, Nicola D’Agostino, e il responsabile della produzione del TG2-Rai, Teodoro Caruso. Nel corso della serata è stato proiettato un cortometraggio sulla storia e sui percorsi del Santo, nonché sulla festa ed i riti a lui dedicati dalla comunità di Maierato, rendendo così ancora più immediatamente contestualizzato e fruibile il contenuto del libro medesimo.
Il libro è un’interessante quanto affascinante viaggio attraverso la storia, il mito e la simbologia, i documenti e i luoghi del Santo taumaturgo e guaritore, nato a Montpellier da nobile famiglia e divenuto ben presto “pellegrino della speranza”. Uno dei santi più venerati in Europa che, pur senza essere mai passato fisicamente per Maierato, ha suscitato, e continua a suscitare, in quella comunità, una fortissima devozione, a causa – come dice l’autore del libro - anche delle tantissime guarigioni miracolose che vi ha operato. Un Santo che, per le sue tante manifestazioni miracolose, è festeggiato e venerato anche in molti altri paesi del Vibonese e della Calabria intera, le cui comunità si rivolgono a lui con sentimenti e manifestazioni di forte devozione e religiosità popolare, che mettono in evidenza tutta la forza aggregante dei rituali religiosi. Il libro presenta una narrazione avvincente, dalla quale emerge chiaramente il contesto storico e culturale del periodo in cui San Rocco visse (in un’Europa devastata dalla peste nera e da altre epidemie), il suo percorso ideale e simbolico da Montpellier a Maierato, come vuol farci immaginare l’autore, il senso dell’attaccamento e della devozione della sua comunità al Santo del Graal. Uno dei grandi meriti dell’autore, infatti, è sicuramente anche quello di aver messo in evidenza, in modo chiaro, le possibili connessioni tra San Rocco e le due vicende più celebri ed affascinanti del Medioevo: il mistero del Santo Graal e la storia dei Cavalieri Templari, l’ordine cavalleresco più conosciuto della storia, che a distanza di sette secoli dal suo scioglimento suscita ancora molto interesse, e non solo tra gli studiosi, come ci ricorda un altro recente libro dello stesso autore (Segni Templari nella Calabria Medievale). Infatti, nella Chiesa di Rennes-le-Chateau, un paesino proprio vicino a Montpellier, in una terra ricca di leggende, a cui si lega il mistero Templare e del Santo Graal e in cui si intrecciano tante storie dei Templari, si trovano le statue raffiguranti Santa Germana, Sano Rocco, Sant’Antonio di Padova, Sant’Antonio Abate e Santa Lucia, la cui disposizione e successione, in base alle iniziali dei relativi nomi, dà proprio questo risultato: Graal. Una circostanza che l’autore del libro ci pone davanti, non come una semplice casualità, ma come qualcosa di molto più significativo e concreto, un’ipotesi da indagare e da approfondire. Un percorso letterario, dunque, sospeso tra storia e mito, attraverso le tradizioni legate al culto del Santo, la simbologia dei riti e delle offerte votive, i canti popolari religiosi e gli inni votivi dedicati al Santo, all’interno del quale l’autore vaga per chiese e monasteri, tra documenti antichi e libri recenti, raccontando storie di luoghi e personaggi, alla scoperta dei tanti segni della “presenza” del Santo del Graal all’interno della comunità maieratana e di tante altre comunità calabresi. L’autore illustra questo percorso con dovizia di particolari e con rapida ma efficace scrittura. Luoghi, chiese, storie, feste, rituali, personaggi vengono rivisitati con l’occhio attento dell’esperto antropologo, alla ricerca di segni, simboli e tracce che contribuiscono a definire i contorni della storia di San Rocco. Il tutto arricchito da un’opportuna dovizia di note e un’approfondita bibliografia, all’interno di un elegante volume di piacevole e scorrevole lettura. Michele Petullà
San Rocco di Montpellier – Il Santo del Graal (Adhoc edizioni), è l’ultimo (in ordine di tempo) lavoro letterario del poliedrico e prolifico scrittore e saggista Giuseppe Cinquegrana. Il libro è stato presentato a Maierato, in una suggestiva e piacevole cornice in puro stile caffè-letterario. A relazionare, dopo i saluti di Francescantonio Liberto, Presidente Provinciale della Confartigianato, Francesco Deodato, Vice Comandante Regionale dell’Esercito, con un’illuminante intervento teso a contestualizzare la figura di San Rocco all’interno della tematica relativa ai Cavalieri Templari ed al Santo Graal, e Damiano Pietropaolo, Professore di Storia dello Spettacolo all’Università di Toronto, con un toccante quanto emozionante e coinvolgente intervento snocciolato sul filo della memoria e dei ricordi, in un ideale ed auspicato ricongiungimento, nel nome e nel segno di San Rocco, della comunità maieratana locale e delle tante comunità maieratane sparse in giro per il mondo a causa dell’emigrazione. A concludere, l’autore stesso del libro, che ne ha rimarcato l’importanza e il significato all’interno della cultura, delle tradizioni e della storia della religiosissima comunità maieratana, particolarmente devota a San Rocco. La serata, inoltre, è stata piacevolmente allietata dalla musica e dalle melodie di Franco Pontoriero, leader e voce narrante del noto gruppo di musica popolare “LiraBattente”, che, accompagnato dai figli Michele (fisarmonica) e Daniela (flauto), ha eseguito alcuni brani del vasto repertorio della band, che sta riscuotendo un notevole successo di pubblico e di critica anche fuori dai confini regionali. Presenti tra il pubblico personalità varie e di spicco, tra cui il Sindaco di Vibo Valentia, Nicola D’Agostino, e il responsabile della produzione del TG2-Rai, Teodoro Caruso. Nel corso della serata è stato proiettato un cortometraggio sulla storia e sui percorsi del Santo, nonché sulla festa ed i riti a lui dedicati dalla comunità di Maierato, rendendo così ancora più immediatamente contestualizzato e fruibile il contenuto del libro medesimo.
Il libro è un’interessante quanto affascinante viaggio attraverso la storia, il mito e la simbologia, i documenti e i luoghi del Santo taumaturgo e guaritore, nato a Montpellier da nobile famiglia e divenuto ben presto “pellegrino della speranza”. Uno dei santi più venerati in Europa che, pur senza essere mai passato fisicamente per Maierato, ha suscitato, e continua a suscitare, in quella comunità, una fortissima devozione, a causa – come dice l’autore del libro - anche delle tantissime guarigioni miracolose che vi ha operato. Un Santo che, per le sue tante manifestazioni miracolose, è festeggiato e venerato anche in molti altri paesi del Vibonese e della Calabria intera, le cui comunità si rivolgono a lui con sentimenti e manifestazioni di forte devozione e religiosità popolare, che mettono in evidenza tutta la forza aggregante dei rituali religiosi. Il libro presenta una narrazione avvincente, dalla quale emerge chiaramente il contesto storico e culturale del periodo in cui San Rocco visse (in un’Europa devastata dalla peste nera e da altre epidemie), il suo percorso ideale e simbolico da Montpellier a Maierato, come vuol farci immaginare l’autore, il senso dell’attaccamento e della devozione della sua comunità al Santo del Graal. Uno dei grandi meriti dell’autore, infatti, è sicuramente anche quello di aver messo in evidenza, in modo chiaro, le possibili connessioni tra San Rocco e le due vicende più celebri ed affascinanti del Medioevo: il mistero del Santo Graal e la storia dei Cavalieri Templari, l’ordine cavalleresco più conosciuto della storia, che a distanza di sette secoli dal suo scioglimento suscita ancora molto interesse, e non solo tra gli studiosi, come ci ricorda un altro recente libro dello stesso autore (Segni Templari nella Calabria Medievale). Infatti, nella Chiesa di Rennes-le-Chateau, un paesino proprio vicino a Montpellier, in una terra ricca di leggende, a cui si lega il mistero Templare e del Santo Graal e in cui si intrecciano tante storie dei Templari, si trovano le statue raffiguranti Santa Germana, Sano Rocco, Sant’Antonio di Padova, Sant’Antonio Abate e Santa Lucia, la cui disposizione e successione, in base alle iniziali dei relativi nomi, dà proprio questo risultato: Graal. Una circostanza che l’autore del libro ci pone davanti, non come una semplice casualità, ma come qualcosa di molto più significativo e concreto, un’ipotesi da indagare e da approfondire. Un percorso letterario, dunque, sospeso tra storia e mito, attraverso le tradizioni legate al culto del Santo, la simbologia dei riti e delle offerte votive, i canti popolari religiosi e gli inni votivi dedicati al Santo, all’interno del quale l’autore vaga per chiese e monasteri, tra documenti antichi e libri recenti, raccontando storie di luoghi e personaggi, alla scoperta dei tanti segni della “presenza” del Santo del Graal all’interno della comunità maieratana e di tante altre comunità calabresi. L’autore illustra questo percorso con dovizia di particolari e con rapida ma efficace scrittura. Luoghi, chiese, storie, feste, rituali, personaggi vengono rivisitati con l’occhio attento dell’esperto antropologo, alla ricerca di segni, simboli e tracce che contribuiscono a definire i contorni della storia di San Rocco. Il tutto arricchito da un’opportuna dovizia di note e un’approfondita bibliografia, all’interno di un elegante volume di piacevole e scorrevole lettura. Michele Petullà

sabato 21 agosto 2010

Fabrizio De Andrè: Mileto lo ricorda e ne tramanda la memoria.

E’ calato il sipario sulla III edizione del Premio “Ricordando De Andrè”, che si è svolto nella suggestiva Piazza Pio XII di Mileto, per l’occasione gremita in ogni angolo di un pubblico attento e partecipe. La manifestazione, organizzata dall’omonima Associazione Culturale, presieduta da Francesco Ciccone, e patrocinata dalla Regione Calabria, dall’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia, dal Comune e dalla Proloco della ridente cittadina normanna, è stata presentata da Luigi Grandinetti, volto noto dell’emittenza televisiva calabrese. Un’apposita giuria, composta da esperti del settore artistico-musicale e letterario, giornalisti e personalità varie, tra cui Tina Galante (Mezzosoprano), Raffaella Soriano (Musicista), Pino Cinquegrana (Saggista/Antropologo), Michele Petullà (Critico musicale e appassionato studioso di De Andrè), il Sindaco di Mileto, Enzo Varone, lo stesso presidente dell’Associazione organizzatrice, Francesco Ciccone, Lidia Ruffa, Giuseppe Currà e Francesco Ridolfi (Giornalisti), e presieduta da Miche Figliuzzi, fine conoscitore della musica e dei testi di De Andrè e delegato dell’omonima fondazione, diretta dalla moglie del compianto cantautore genovese, Dori Ghezzi, ne ha decretato il vincitore, alla fine di una serata intensa e ricca di emozioni, dall’esito incerto fino all’ultimo istante, nella quale i concorrenti si sono alternati sul palco con interpretazione ed arrangiamenti di alto livello qualitativo, in un alternarsi di suoni ed emozioni che hanno piacevolmente coinvolto ed appassionato l’ampio pubblico presente, rendendo non facile il lavoro di valutazione della commissione medesima. Ad aggiudicarsi l’ambito premio la nota Band di musica popolare “I Mattanza”, con un’originalissima interpretazione della canzone Bocca di Rosa, in versione dialettale (Bbucca di Rrosa), grazie alla quale si sono aggiudicati anche il riconoscimento quale interpretazione più originale, ex aequo con il noto gruppo i Koralira”, i quali hanno interpretato in chiave acustica e dialettale la canzone Si chiamava Gesù.

Ottime sono state anche le performance di altri gruppi meno noti, i quali hanno proposto interpretazioni ed arrangiamenti musicali di alta qualità, come Angelo Fusca (già vincitore della I edizione con una straordinaria A Cimma), accompagnato dai Last Minute Band (Princesa); i “Fronesis” (già vincitori della II edizione con una superba Fiume Sand Creek), voce solista Saverio Catagnoti (Andrea); Antonio Giordano (Dolcenera); il gruppo “In Viaggio”, voce solista Filippo Lico (Un Giudice); i “Kalura, voce solista Onofrio Berlingeri (Anime Salve). E poi, a seguire, gli altri concorrenti: Francesca e Loredana, accompagnate al violino dalla bravissima, e ormai famosa, Greta Medini (Canzone dell’Amore perduto); i “Dejavù” (Un matto); Alessio Giordano (Ballata dell’amore cieco o della vanità), i “Diadema” (Il testamento di Tito). Un’intera sera, dunque, una bellissima serata di musica, dedicata a Fabrizio De Andrè - che ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale italiano - ed alle sue canzoni, sospese tra musica e poesia, per ricordarlo e tramandarne la memoria.

De Andrè, infatti, era e rimane uno fra i più conosciuti, amati ed importanti cantautori italiani. Ne sono testimonianza e dimostrazione i tanti concerti celebrativi, i tributi e gli omaggi alla sua opera che, sin dalla sua scomparsa, avvenuta l’11 gennaio 1999, si susseguono sempre più numerosi e partecipati. In questo contesto, ed in questo fermento culturale-musicale, si inserisce ed acquista ancora più rilevanza e significatività il Premio “Ricordando De Andrè”, organizzato a Mileto. Una manifestazione che, dal punto di vista artistico-culturale, vuole stimolare e promuovere, attraverso la riproposizione e l’interpretazione delle canzoni di De Andrè, una creatività libera e non condizionata dalle tendenze legate alle mode, al fine di dare originalità e vitalità alla produzione artistica in campo musicale. Una manifestazione di ampio respiro e di sicuro interesse artistico-culturale; un appuntamento molto atteso, che si candida a divenire polo di attrazione, non solo per artisti ed appassionati della musica italiana d’autore, e a proiettare la ridente cittadina normanna, già ricca di storia e di cultura, nei grandi circuiti culturali di interesse nazionale.

Mileto, dunque, attraverso questo Premio, ricorda Fabrizio De Andrè e ne tramanda la sua memoria.

Ricordare De Andrè significa ricalcare i percorsi dei suoi personaggi, quegli angoli di umanità con cui si confrontava e che ha molto studiato, così tanto da tentare di comprenderli. Si è sforzato di comprendere realtà differenti, usando la gioia del dialogo che, specie in una realtà come la nostra, rimane una condizione fondamentale di crescita e di democrazia. De Andrè ha introdotto nel mondo della musica leggera un nuovo modo di esporre, in musica e in parole, i fatti e la realtà della vita. Ha elevato le parole al rango di racconto-poesia. Con quel timbro così unico, inconfondibile, inimitabile, la sua voce non era mai estranea a ciò di cui parlava o cantava. Era una voce etica, ed in tutte le sue canzoni traspare la ricerca del senso etico prima ancora che estetico. Per questo rappresenta una leggenda italiana, la cui musica e le cui parole hanno fatto e fanno battere il cuore. Raramente gli uomini riescono a scuotere le coscienze come Fabrizio de Andrè ha saputo fare, con la sua voce da sciamano suadente e le sue canzoni, in tanti anni di carriera sempre fuori dal coro, dalle regole e dai canoni del sistema. Per questo, tanti e tanti, molti, che sono cresciuti con le sue canzoni ed hanno riconosciuto nella sua musica e nelle sue parole gli insegnamenti di un grande maestro, continuano ad ascoltare la sua voce. Attraverso le sue canzoni ci ha parlato innanzitutto di libertà, invitandoci a pensare con la nostra testa, rifiutando dogmi, parole d’ordine e slogan da combattimento. Per molti, ascoltare De Andrè è stato come leggere un romanzo di formazione, uno di quei libri in cui si racconta una crescita e ci si identifica in una maturazione. Grazie Fabrizio per aver cantato di Marinella, di Bocca di Rosa, di Via del Campo, di una Smisurata preghiera, del nostro Amico Fragile, dei nostri amori perduti; per averci fatto gridare attraverso le tue ballate contro tutte le assurdità del mondo, contro le sue ipocrisie e le sue ingiustizie. E grazie per averci insegnato che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.

Michele Petullà